Capri c'est fini

Capri, c’est fini….così cantava nei tardi anni sessanta Charles Aznavour, ma non aveva visto la mitica isola di Capri, meta sognata di chi ha sperato di andarci , almeno una volta nella vita, oggi, nell’ottobre 2011.

L’isola azzurra è letteralmente assediata da gruppi organizzati di turisti che vengono letteralmente “vomitati” da navi da crociera, aliscafi e traghetti sempre più grandi, capaci di imbracare centinaia di giapponesi, russi, est europei che approdano nel porto di Marina Grande, si intruppano nella funicolare in chilometriche file, salgono in Piazzetta, scendono per via Camerelle, sostano per qualche ora fotografando, leccando gelati, comprando orrendi souvenir, sperando di incontrare qualche celebrità, si affacciano ai belvedere di Tra gara o della Villa Jovis, non credo capiscano molto della storia millenaria che si è stratificata in quelle stradine, in quelle insenature, in quelle curve a picco su di un mare incantato…..e poi rapidamente ripartono, per dare spazio ad altre migliaia di persone che fino a sera inoltrata invadono con clamore le strade della più famosa isola del Mediterraneo; ieri, domenica 2 ottobre, tra i Faraglioni e Marina Piccola ho contato oltre cento barche che si dondolavano al caldo insolito sole autunnale: c’erano Yachts miliardari, barche a vela agili ed eleganti, motoscafi arroganti e rumorosi, piccoli gozzi con habituées capresi, un Tritone Riva molto rétro che faceva sognare i favolosi anni sessanta…..insomma niente aria di crisi in quel magico rifugio per fortunatissimi, che possono non accorgersi del turismo mordi e fuggi e continuare a vivere Capri da privilegiati, nelle ville più eleganti ed appartate, nella passeggiate lontane dalla folla, in alberghi di charme, in piccoli ristoranti dove si arriva dopo lunghe ed impervie camminate. Insomma una contraddizione violenta, quella proposta da Capri: accessibile a tutti nelle ore e nei mesi più caldi, ritorna ad essere l’oasi che ha visto i più grandi intellettuali, scrittori, uomini politici, donne celebri dello scorso secolo rifugiarsi a Capri, dove la vita culturale, la libertà del pensiero, la creatività sembrano trovare in quella magica atmosfera una loro reale ragion d’essere. Tutte le più grandi menti, tutti gli ospiti che hanno fatto dell’isola un mito, tutti i pezzi di storia caprese, si ritrovano nelle raffinate edizioni de La Conchiglia, la libreria-casa editrice che conserva, contro tutto e tutti, la tradizione culturale dell’isola: speriamo che riesca a non smettere di agire come motore della cultura, perché anche Capri non diventi soltanto la capitale della moda di lusso, delle griffes più famose, del consumismo più sfrenato: “Luna caprese” deve poter battere l’outlet delle firme famose, i ravioli capresi e i buonissimi gelati artigianali non devono sparire per far posto alle pizze surgelate e ai menu a prezzo fisso. Capri appartiene al buon gusto di chi l’ha costruita e vissuta, speriamo non debba soccombere, come tanti altri luoghi celebri e celebrati, alla più volgare modernità.


04-10-2011