Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Rea Ermanno
Titolo: Napoli Ferrovia
Editore: Rizzoli 2007
Emergenza Napoli
Napoli è un'emergenza per la società contemporanea: per la sporcizia, la spazzatura, la camorra, la corruzione, la droga... ma è anche la meraviglia del sogno della multiculturalità davvero vissuta e praticata: Ermanno Rea, nel racontarci la storia di Caracas, un venezuelano divenuto napoletano, ci racconta di sè, della propria napoletanità delusa e poi insperatamente ritrovata... Ricordo un titolo splendido di La Capria, L'armonia perduta, che mi è tornato in mente leggendo le pagine ricche e intensissime di Rea, i suoi giri per i vicoli alla ricerca della sua identità, l'incontro con la folla multietnica intorno alla Ferrovia, gli interni squallidi dei bassi, la ricchezza ostentata vicino alla miseria estrema, l'inferno della droga. Lo scrittore e Caracas, novelli Dante e Virgilio, scendono fin dentro gli abissi più turpi della città, come Matilde Serao, come Malaparte, come Eduardo de Filippo, e malgrado il marciume, il degrado, ancora si sente la speranza che un giorno Napoli possa diventare la città mediterranea accogliente che aveva sognato nel 300 Carlo d'Angiò, quella in cui Boccaccio aveva studiato, quella raccontata da De Simone, cantata dalla Nuova Compangnia di Canto Popolare, da Bennato, da Pino Daniele.
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