Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Oz Amos
Titolo: Storia di amore e di tenebra
Editore: Feltrinelli 2003
E' una autobiografia, è il romanzo di tre generazioni di ebrei giunti a Gerusalemme negli anni trenta in fuga dalla Russia stalinista e dall'Europa pronta a sposare le idee di Hitler, è soprattutto la storia tenerissima dello scrittore colpito a morte dal suicidio dolorosissimo della madre, Fania, figura straordinaria di donna anticonvenzionale in anni difficili, in una società provata dalla shoa, pronta a costruirsi una nuova identità ma ancora molto ostile alla emancipazione vera delle donne. Oz ci racconta con particolari inediti, con dettagli minuscoli di ordinaria vita quotidiana, il lento acclimatarsi degli emigrati di tutta Europa nel nuovo stato di Israele, il rapporto possibile con gli arabi, la nostalgia per la lingua e la terra abbandonata, la speranza di poter costruire un mondo nuovo.Questo libro mescola i generi: è saggio, romanzo storico, autobiografia, reportage giornalistico; l'aspetto che affascina di più tuttavia è l'aspetto di romanzo di formazione: riusciamo a seguire l'infanzia e l'adolescenza dell'autore, a vederlo nell'ambiente familiare, a scuola, con i pochi amici, a casa della maestra, più tardi nel kibbutz, e ci si offre una ricostruzione magica di interni che non avevanmo mai immaginato. Libro davvero straordinario, da leggere ancora, da meditare, in grado di farci rivedere molti pregiudizi sul mondo israeliano, sulle ragioni di una drammatica convivenza con i palestinesi, sulle origini di tanta infelicità.
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