L'8 marzo un po' malinconico di Cristiana di San Marzano, giornalista ed amica

Quest'anno per la prima volta non un rametto di mimosa è entrato in casa mia e nessuno ha avuto il buongusto (?) di farmi auguri di sorta (!). No feste, no cene in trattoria fra donne. Un po' mi sono sentita sollevata, finalmente si è interrotto questo stanco trascinarsi di una commemorazione stantia. Però, però... verso sera mi sono sentita impoverita, un pezzo del passato se ne è andato definitivamente, è subentrata la malinconia. Alla mia età si comincia a vivere anche di ricordi, e mi mancano le belle manifestazioni festanti dei Settanta e degli Ottanta, quando in tante scendevamo in piazza convinte di essere protagoniste di una rivoluzione. E' vero, volevamo tutto, e in quegli anni davvero ci siamo prese tutto. Ma non è servito. Basta dare un'occhiata alle statistiche, in Italia le donne che lavorano sono molto sotto la media europea, una gran parte è costretta a tornare a casa dopo la nascita del primo figlio. E non per scelta, ma perché, per esempio, mancano gli asili nido. Dove abbiamo sbagliato noi "grandi"? Perché le nostre battaglie non sono state utili per le nostre figlie? Forse da qui dovremmo ricominciare, una riflessione a più voci per capire cosa si è inceppato in una rivoluzione mancata. Ma senza aspettare il prossimo 8 marzo.
Ecco, il mio pensiero malinconico. fanne quello che vuoi.
13-03-2010