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Attualitą
Un' altra scrittrice interviene sull'8 marzo : Antonella Sbuelz
di Elisabetta Bolondi
Non c' è dubbio: quella che viene ormai unanimamente chiamata "festa delle donna" è nata in un momento non facile, e con le migliori intenzioni: commemorare le conquiste socio-politiche delle donne, ricordare le loro lotte per la rivendicazione dei diritti femminili.
Forse anche per questo sconforta il confronto tra ciò che la " giornata internazionale della donna" era è ciò che attualmente è diventata: un evento che coniuga folklore e consumismo, e in cui folklore e consumismo prevalgono, mi pare, sulla stessa aspirazione a una consapevolezza, a un riconoscimento e a una valorizzazione che dovrebbero comunque avvenire su ben altri piani e in altri modi.
L'Economist di questa settimana mostra in copertina un paio di scarpette rosa da bambina.
Sopra, sempre in rosa, compare il titolo: GENDERCIDE. Segue una domanda inquietante: What happened to 100 million baby girls?
No, io non ho sbagliato a trascrivere la cifra, e voi non avete sbagliato a leggerla.
CENTO MILIONI di bambine, in diversi paesi del globo, sono state uccise, abortite o abbandonate. Comunque, sono scomparse. E il numero - si legge nell'articolo - è destinato a salire.
D'accordo, anche a me piace il mazzetto di mimose, Soprattutto quando non raggiunge cifre astronomiche come quest'anno. Ma preferirei, francamente, che allo scambio di auguri e di mazzetti potesse sostituirsi qualche azione concreta per quei cento milioni di bambine. E magari anche per le loro mamme.
11-03-2010