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Letture
Alla ricerca della montagna perduta....recensione di Ararat di Frank Westerman
di Elisabetta Bolondi
“La nostra uva viene dalle viti del vigneto piantato qui da Noè in persona”: ad Erevan, in Armenia, ai piedi del Monte Ararat si vende quel vino, in botti di rovere, e si fa credere ai turisti di trovarsi nei veri luoghi raccontati dalla Bibbia. Questo libro lungo, affascinante, misterioso, difficile, ironico è una sorta di réportage che l’autore, l’olandese Frank Westerman, ci racconta in una specie di “itinerarium” medioevale, di viaggio alla ricerca di luoghi fisici, archeologici, storici, leggendari, psicologici, mentali. Il viaggio verso il Monte Ararat, luogo dove si racconta si fosse arenata l’Arca di Noè, alla ricerca della fede, oppure alla negazione di questa, accompagna il lettore in un cammino che parte dall’infanzia dell’autore per giungere ai giorni nostri, quando il viaggio fin sulla sommità del Monte Ararat è davvero avvenuto, dopo aver superato ostacoli di ogni tipo: politici, burocratici, climatici, fisiologici, psicologici.

Non riesco a ripercorrere tutte le diverse fasi del racconto contenuto in questo libro denso di fatti e di emozioni. La complessa geografia dell’Europa dell’est, i contrasti razziali ed etnici, le differenze ed intolleranze religiose, l’incontro con personaggi mitici, la scambio di esperienze con persone che vivono il presente come una passato remoto, il rapporto con una tradizione religiosa familiare continuamente messa alla prova, l’amore per una figlia piccola che rappresenta la proiezione nel futuro, tutto questo e molto altro ancora si intersecano e si accavallano in questa fluviale narrazione di un percorso verso la conoscenza.

Un po’ Dante, un po’ Sant’Agostino, un po’ Melville, Westerman ci consegna un libro prezioso, originale, sincero: la ricerca della propria identità di uomo occidentale che si confronta con una tradizione religiosa ancestrale, una sfida intelligente e coraggiosa. Le dieci pagine di bibliografia e ringraziamenti che chiudono il libro testimoniano la serietà e la completezza di un’operazione culturale di grande spessore.

20-09-2010