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Attualità
Mozione contro la violenza sulle donne. Condivido e pubblico con piacere
di Elisabetta Bolondi
Donne, uomini e violenza

La violenza contro le donne ormai non riguarda più solo le sue vittime ma tutte le donne e chiama in causa non solo i colpevoli ma tutti gli uomini.
Di fronte a un fenomeno che la cronaca quotidiana mostra in costante crescita, desideriamo ribadire che non basta esprimere sentimenti di orrore e magari di stupore, né pensare che siano solo le donne a doversene occupare e pre-occupare.
E’ necessario che tutti facciano la loro parte, poiché è in discussione il contesto della cultura diffusa in cui siamo immersi e che esprimiamo con le nostre scelte e i nostri comportamenti.
Innanzitutto c’è la responsabilità della comunicazione mediatica, che esprime platealmente condanna ma non rinuncia ad indugiare su atteggiamenti sensazionalistici e continua a utilizzare le categorie ormai sorpassate di “delitto passionale” “folle gelosia” o “troppo amore”. Le parole hanno una carica emozionale che svia e i mass media non hanno nessun diritto di spettacolarizzare ciò che è pura violenza di una persona su un’altra persona, senza alcuna attenuante.
Inoltre bisogna considerare che molti delitti si svolgono in contesti familiari e questo evidenzia la difficoltà delle donne a riconoscere il limite oltre cui i comportamenti assumono il carattere della violenza e a denunciarli. E accanto alla violenza fisica c’è la violenza morale, più difficile da smascherare e che diventa un fattore destabilizzante nell’educazione dei figli.
Si evidenzia anche la complessa miscela che ancora alimenta l’educazione familiare dei ragazzi e delle ragazze. La madre di un giovane che ha aggredito l’ex fidanzata e ne ha ucciso la sorella, ribadiva smarrita ai media che suo figlio era “un bravo ragazzo”. Quanta cultura patriarcale sopravvive ancora nelle famiglie? Quali valori connotano l’educazione ai ruoli maschili e femminili e quanto i modelli maschili con cui si confrontano i ragazzi, incarnati da padri e fratelli maggiori, testimoniano di una maschilità equilibrata e rassicurante? Come si diventa donne e uomini nella nostra società, convivendo con le debolezze e le ansie adolescenziali?
Ancora troppo spesso si cercano attenuanti a comportamenti maschili violenti considerando l’autonomia delle donne come una provocazione. Rientrare tardi, disporre del proprio tempo in maniera libera, fare scelte autonome, pretendere di poter concludere rapporti ormai privi di significato sono spesso considerati dal partner atteggiamenti offensivi e dunque da punire.
Troppi uomini trovano difficoltà a gestire rapporti complessi e la violenza è la scappatoia più facile.
Fa ancora la sua parte anche la doppia morale in cui siamo immersi per cui la bellezza –esibita e ben piazzata- può essere la strada più veloce per il successo. Ma questo implica la connivenza maschile cui l’esibizione è destinata e da cui ci si aspetta di ricevere porzioni di potere.
Non stupiamoci se la strada da percorrere è ancora lunga e non dimentichiamo che solo trenta anni fa, nel 1981, è stato cancellato dal nostro Codice Penale il “matrimonio riparatore” scappatoia per cancellare le conseguenze di uno stupro che peraltro solo nel 1996 ha cessato di essere considerato un atto contro la morale per diventarlo contro la persona.
Una democrazia paritaria non può accettare né uomini stereotipati in vecchi ruoli di potere né donne succubi. Per queste ragioni la violenza contro le donne ci riguarda tutti e ha bisogno di una visione più equilibrata della convivenza sociale e più rispettosa dei diritti delle persone.
(novembre 2012)
Gigliola Corduas
07-11-2012